di Mattia Petrosino - foto Antonio Caradonna

I "Flowers", quella band di 70enni che suona a Bari dal 1966: «Il rock ci rende giovani»
BARI – «La musica permette di farci sentire ancora giovani: se non ci fosse lei ci saremmo già “seduti” come dei normali pensionati». Sono queste le parole dei Flowers, band barese che contende ai coetanei La Via del Blues il primato di gruppo più longevo di Bari. Sono infatti attivi dal lontano 1966 e da 54 anni continuano a suonare il loro rock blues, riproponendo i grandi classici dei 60 e 70.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Loro sono: il 75enne Donato Catacchio (basso elettrico), il 70enne Ciro Neglia (batteria), il 70enne Liborio “Boris” Martorana (voce), il 67enne Ninni Pirris (chitarra) e il 64enne Luciano Neglia (chitarra).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Li abbiamo incontrati nella loro “tana”: una piccola saletta situata in corso Alcide de Gasperi, dove ogni lunedì sera si riuniscono per provare (vedi video). Tra un “Brown Sugar” dei Rolling Stones e un “Keep on running” degli Spencer Davis Group, abbiamo chiacchierato con loro. (Vedi foto galleria)

“The Flowers”, un nome curioso: da dove nasce?

Trae ispirazione dal “flower power”, espressione tipica del movimento hippie usata negli anni 60 per definire un’ideologia pacifista e non violenta: ciò che ci rappresentava allora come oggi. Inoltre in quegli anni i Rolling Stones pubblicarono il loro album “Flowers”, da cui abbiamo preso non solo il nome ma anche la grafica della copertina per realizzare il nostro logo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando siete nati ufficialmente?

(Risponde Donato) Nel 1966. La band è stata formata da me e Ciro, dopo l’esperienza passata in un gruppo un po’ “litigioso”. Di lì a poco si sono uniti a noi Ninni, Boris e Nico Salvemini, quest’ultimo sostituito 7 anni fa da Luciano, perché trasferitosi in Irlanda. Il “fiore” Boris lo abbiamo conosciuto e “raccolto” in un locale, dopo aver ascoltato la sua interpretazione di “Inside-Looking Out” degli Animals.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come erano quei tempi?


Fantastici. Le nostre giornate erano accompagnate da colori e felicità che noi poi cercavamo di trasmettere al pubblico. Ci consideravano dei “giovinastri”, per via dei nostri capelli lunghi e i jeans che indossavamo. Quello fu veramente un periodo “floreale”. Avevamo tutto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pubblico che però è cambiato nel corso del tempo: il rock blues “funziona” ancora?

Assolutamente, anche se nel frattempo si sono affermati generi nuovi. Il segreto è sempre “personalizzare”: noi cantiamo brani di artisti famosi certo, ma sono canzoni che siamo riusciti a rendere “nostre”, aggiungendoci una particolare vena musicale. E questo è un qualcosa che riusciamo a trasmettere, anche se sta diventando sempre più difficile trovare posti dove esibirci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché?

Perché i locali serali, un tempo punto di incontro di tutti gli artisti, danno sempre meno spazio alla musica dal vivo. Ci sono però delle eccezioni, vedi lo storico Pellicano, dove abbiamo suonato nel dicembre scorso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma dopo cinquant’anni di carriera non cominciate ad avvertire un po’ di stanchezza?
 
Non sappiamo neanche che cosa significhi il termine “stanchezza”. A noi basta prendere gli strumenti in mano per ritornare a essere carichi come il primo giorno. Certo, dei piccoli acciacchi fisici li abbiamo, ma dentro di noi conserviamo lo spirito di una volta. D’altronde la musica permette di farci sentire ancora giovani: se non ci fosse lei ci saremmo già “seduti” come dei normali pensionati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un ultima domanda: dall’alto della vostra esperienza qual è il consiglio che vi sentite di dare ai giovani musicisti baresi?

Se hanno vero talento, devono andare via da Bari, per trasferirsi in una città che dia loro più possibilità. E poi, ovviamente, devono metterci il cuore e…suonare, suonare e ancora suonare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Paolo Grassi) il nostro incontro con i Flowers:


 


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  • Francesco Quarto - questo non è un commento, ma un saluto a liboro e a ciro (ma anche agli altri ovviamente) da parte di un lor antichissimo fan! voglio solo ricordare che simone figlio di liboro e nicola figlio mio, sono i componenti di altra grande band barese (non faccio nomi per privacy) e questo basta a capire l'affetto e l'ammirazione che ho per i Flowers (compreso Nico Salvemini) ciao e continuate a suonare R&R for ever Francesco Quarto
  • Drummer - Vedere band così longeve è davvero meraviglioso, la musica mantiene giovani. Quello che mi rammarica e non ammetto è però la maleducazione, l'arroganza e la superbia (assolutamente gratuita e ingiustificata) del batterista della band. pretendere di voler salire sul palco e suonare la batteria della band che di li a poco doveva esibirsi, e al secco rifiuto del batterista abbandonarsi a frasi e commenti poco educati e da saccente, non vi fanno una buona pubblicità. Avrei voluto proprio sentirlo suonare questo "batterista"...da come ho visto che impugna le bacchette non mi sembra una cima......


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